“Ci vogliono 20 anni per costruirsi una reputazione e cinque minuti per perderla”
(Warren Buffet)
Se pensi che Warren Buffett, imprenditore ed economista, abbia ragione nel sostenere questa tesi, allora questo articolo potrebbe interessarti.
Cercheremo di definire nei prossimi 80 sec. di lettura cos’è il rischio reputazionale, in che modo influisce sull’attività aziendale e come fare a misurarlo.
Non si parla mai abbastanza di rischio reputazionale, ma l’Osservatorio Reputation Institute, società specializzata in corporate reputation management, lo posiziona al secondo posto tra i rischi per gli investitori, dopo il rischio di mercato.
Che cos’è allora il rischio reputazionale?
Il rischio di reputazione, attuale e prospettico, è intangibile per l’impresa (come il know-how) ma può determinare la flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine dell’Azienda da parte di clienti, controparti, azionisti, investitori ed autorità di vigilanza.
Rischio Strategico VS Rischio reputazionale
La gestione del rischio aziendale è quindi il processo di minimizzazione dei costi e dei danni che impatterebbero sull’Azienda nel momento in cui sopraggiunge l’evento negativo.
Se il rischio strategico appare legato a variabili politiche, competitive ed economiche indipendenti dall’Azienda, ma pur sempre studiabili, il rischio reputazionale è invece dipendente dalle scelte aziendali, in base alla selezione dei collaboratori, della comunicazione che l’Azienda sceglie di fare e della relazione con partner più o meno compliant.
Tuttavia resta in larga parte imprevedibile, in quanto legato a comportamenti e retroscena difficilmente gestibili dall’Azienda.
Emerge come le opinioni dei clienti, degli investitori, dei partner commerciali e dell’opinione pubblica in generale, possano avere un profondo impatto sulle entrate aziendali.