REPUTAZIONE e CONFORMITÀ delle TERZE PARTI, un CONCETTO RECENTE.
Il contesto economico e sociale in cui operano le Imprese è influenzato, anche nella nostra Nazione, dalla crescente omogeneità delle normative europee e dalla loro applicazione nazionale.
L’esigenza di essere proattivamente conformi passa anche dal consolidamento progressivo di buone prassi del mondo Corporate (ambiente, responsabilità d’impresa, tutela del consumatore) finalizzate a favorire l’evoluzione verso la massima sostenibilità delle attività d’Impresa, come mezzo di partecipazione e rispetto della società civile.
Sono queste le spinte che oggi, in Italia e in Europa, rendono le imprese di medie e grandi dimensioni sempre più attente ad alcune normative e principi, più o meno recenti.
Tra questi:
- la Normativa ex D.lgs 231/2001 per il «contrasto ai reati d’impresa» nella propria attività caratteristica e nella partecipazione al mercato.
- la Normativa Anticorruzione e le prassi volontarie finalizzate a schermare l’azienda da comportamenti corruttivi adottati a danno della stessa, ovvero dai suoi funzionari verso soggetti esterni.
- le politiche generali di Compliance delle terze parti e i requisiti richiesti a Fornitori, ai Partner e talvolta anche ai Clienti.
- le Politiche Ambientali e Sociali, spinte dalla normativa ESG, con inosservanze gravi delle stesse che si possono tradurre in reato.
Queste normative e prassi si sostanziano in azioni concrete svolte dall’azienda: dalla creazione di politiche e documenti formali descrittivi dei principi e dei processi, alla formazione del personale di ogni livello, fino alla predisposizione di specifiche funzioni di risk management.
Concretamente, ciò si traduce in una nuova prospettiva sulle relazioni intrattenute con le terze parti, le quali devono ora risultare conformi rispetto alla normative applicabili e alle politiche promosse dall’impresa.
Facendo un esempio, si pensi a un fornitore che non rispetta la normativa ambientale o a un cliente “società anonima” che acquista tecnologie che abbiano, infine, possibili applicazioni militari.
Il fine dell’attività di gestione del rischio e della “compliance” è, in questi casi, tutelare la reputazione dell’impresa e preservarla da contestazioni dell’autorità e degli stakeholder.
CUSTOMER COMPLIANCE.
In questo quadro, per le Funzioni preposte all’approvazione dei nuovi clienti e alla loro gestione finanziaria, alcuni controlli reputazionali di natura qualitativa assumono un ruolo determinante:
- verificare la presenza di reati o sanzioni.
- individuare il titolare effettivo, per esser certi di chi sta dietro l’impresa.
- rilevare collegamenti con altri soggetti (Persone/Imprese) a rischio.
Questi strumenti consentono di individuare tempestivamente indicatori di rischio reputazionale (red-flag) non rilevabili dai tradizionali modelli quantitativi.
L’adozione di strumenti in grado di definire la presenza di rischi reputazionali e di conformità risulta quindi utile a schermare la funzione di CUSTOMER MANAGEMENT da contestazioni, interne o normative, legate a una mancata diligenza nell’approvazione dei nuovi clienti; e , al contempo, di rilevare elementi di rischio in grado di impattare drasticamente la solvibilità della controparte.
Una tale attenzione, crescente anche nei settori non obbligati ad adottare misure di contrasto al financial crime, nasce dalla consapevolezza che la responsabilità dell’impresa non si limita alla selezione del cliente solvibile ma parte dalla verifica della sua conformità, della reputazione, della sua trasparenza e dall’allineamento ai valori etici e di sostenibilità richiesti dal mercato.
ATTESTARE PROATTIVAMENTE la RESPONSABILITÀ.
Adottare screening di reputazione e conformità su ogni controparte dell’Impresa, Clienti inclusi, rappresenta una prova di come l’impresa persegua attivamente la ricerca della sostenibilità, rispetto all’adozione di un atteggiamento passivo o reticente.
Questa consapevolezza è già sviluppata per le Imprese che operano in settori regolamentati o fortemente esposti a stakeholders pubblici e internazionali.
Controlli preventivi -non complessi né onerosi concretizzano l’approccio proattivo dell’impresa.
Presso i soggetti più evoluti, questi controlli si sviluppano lungo tutto il periodo di collaborazione con la controparte, e si raggruppano in tre step:
• la prevalutazione della controparte, attraverso riscontri ottenibili dal contatto diretto e da fonti informative indipendenti.
• il monitoraggio degli indicatori di rischio per rilevare ogni variazione impattante in caso di rapporti continuativi.
• l’escalation, ovvero l’accertamento di particolari elementi di rischio : sia tramite il coinvolgimento diretto della controparte, che tramite valutazioni di secondo livello.
L’integrazione di questi presidi nei processi ordinari di onboarding e gestione del credito permette di intercettare proattivamente gli indicatori di rischio (red flag) altrimenti non rilevabili tramite strumenti quantitativi tradizionali.
Passando al piano reale, l’adozione di un processo di screening delle controparti, permetterà di rilevare situazioni degne di considerazione:
> il coinvolgimento in controversie legali, procedimenti penali o amministrativi legati a reati di impresa, ambientali, fiscali o di corruzione.
> opacità della struttura e della reale identità del titolare effettivo, con difficoltà a reperire dati societari, governance o bilanci certificati.
> frequenti cambi di denominazione sociale, sede legale o struttura proprietaria, che possono indicare tentativi di elusione dei controlli e ricerca di “opacità”.
> l’esposizione mediatica negativa, anche se non formalmente sanzionata
In un contesto economico sempre più globalizzato, dove le relazioni con fornitori, clienti e partner comportano rilevanti rischi indiretti, l’adozione di presìdi reputazionali e di conformità è un passaggio evolutivo essenziale.
Anche le funzioni commerciali e di customer management — spesso prima linea nel rapporto con le terze parti — possono contribuire a ridurre i rischi sanzionatori e reputazionali dell’impresa, costituendo un portafoglio clienti coerente con i valori dichiarati e le politiche adottate, e sgravato da possibili contestazioni dell’autorità.
La responsabilità d’impresa – intesa nella sua accezione moderna e integrata – si traduce così nella capacità di valutare e selezionare controparti affidabili, poiché oggettivamente conformi ai principi di legalità, sostenibilità e buona governance. Un obiettivo che può essere raggiunto anche attraverso pochi controlli chiave, attuati con competenza, metodo e spirito critico.
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